Le personalità isterico-istrioniche possono apparire come persone appariscenti, alla ricerca di attenzioni e seduttive.

Tenderebbero ad usare un atteggiamento seduttivo nei confronti degli altri per far sentire la loro forza con le persone, generalmente del genere opposto, che spesso vengono vissute come superiori.

La seduttività sembra quindi essere il loro scudo per proteggersi da sentimenti di debolezza e paura ma, nonostante questo, proprio l’intimità sessuale finisce per rientrare tra i loro tasti dolenti. 

Inconsapevolmente, infatti, nell’intimità tendono a vivere con vergogna il proprio corpo, temendo che l’altro possa danneggiarli. 

Questo li porta a difendersi da questa presupposta eventualità finendo per ostentare la loro sessualità in modo eccessivo ed esibizionistico.

L’esibizionismo e la competitività eccessiva sono limitati all’ambito della sessualità e del genere. 

I loro comportamenti spesso teatralizzanti nascono da un vivere i propri sentimenti e desideri con ansia e angoscia e dallo sminuire in realtà i propri affetti che vengono così drammatizzati e svalutati.

Possono essere presenti in loro sintomi fisici privi di giustificazione medica che esprimono il loro malessere interno senza che riescano a contattarlo concretamente.

Possono, inoltre, sentirsi in competizione per ottenere quell’attenzione che li rassicuri circa il loro valore. 

Tendono a sopravvalutare le persone del genere opposto vedendoli come potenti, eccitanti, li ritengono invidiabili, pretenziosi di rispetto e che riescono ad ottenerlo; allo stesso tempo, vivono gli altri anche con timore ma senza riuscire ad esserne consapevoli.

Le personalità isterico-istrioniche vivono dunque una forte preoccupazione rispetto al genere, alla sessualità e al potere e senza rendersene conto tendono a considerarsi deboli e inferiori rispetto agli altri a causa del proprio genere sessuale. .

Si ricorda sempre che quando si parla di personalità si vuole intendere il particolare modo di essere, di pensare, di difendersi e di fare esperienza di sé e degli altri, dunque, ciò che una persona “è” piuttosto che ciò che si “ha”; in questo caso si parlerebbe infatti di disturbo.

 

Fonte: Lingiardi V., McWilliams N. (2017) “Manuale Diagnostico Psicodinamico PDM-2 (Seconda Edizione)”, Raffaello Cortina Editore, Milano, Italia.

 

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